La sfida educativa

La sfida educativa

Si svolgeranno nel mese di Aprile, presso la Libreria San Paolo di Ancona (corso Mazzini, 13) gli incontri sulla Sfida Educativa, una serie di appuntamenti di teoria e pratica laboratoriale da sperimentare insieme ai propri figli, e realizzati in collaborazione con la Società Cooperativa Sociale “Piccoli Passi”. Il corso è tenuto dalla prof.ssa Rita Bigi Falcinelli.

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Venerdì 1 Aprile, ore 17.30

1. Analisi della situazione

IL MALESSERE SOCIALE E LA NECESSITÀ DEL CAMBIAMENTO (SOLO PER ADULTI)

Venerdì 8 Aprile, ore 17.30

2. L’educazione per una nuova società

LE RISORSE NASCOSTE DELLA POESIA E DELLA MEDITAZIONE, OVVERO LA FORZA DELLA LETTERATURA E LA SCIENZA DELLA MEDITAZIONE.
PRIME ESPERIENZE PRATICHE: IL SILENZIO E IL LINGUAGGIO DEL CORPO, IL SILENZIO E IL LINGUAGGIO DELLA POESIA (SOLO PER ADULTI)

Venerdì 15 Aprile, ore 17.30

3. Crescere insieme ai propri figli

PROVE PRATICHE PER GENITORI E FIGLI DALLA PREADOLESCENZA IN POI: RESPIRAZIONE, RILASSAMENTO, ATTENZIONE CORPOREA

Venerdì 22 Aprile, ore 17.30

4. Crescere insieme nella collettività

PROVE PRATICHE PER GENITORI E FIGLI DALLA PREADOLESCENZA IN POI: I SENSI E LE EMOZIONI, LE IDEE; CONOSCERSI E SCOPRIRE LA POESIA DELLA VITA

Dove

Gli appuntamenti si realizzeranno presso : Libreria San Paolo corso Mazzini, 13 – Ancona
Per informazioni contattateci ai seguenti recapiti :Tel 071/204431 Fax 071/2075182 e.mail
 lsp.ancona@spauls.it

 Scarica il volantino: La Sfida Educativa Aprile 2011 (181.4 kB)

Oggi si insegna a pensare?

Vorremmo iniziare rivolgendo a tutti noi l’interrogativo: “A scuola, in famiglia, attraverso i media, nelle nostre comunità, si insegna a pensare?”.

La domanda presuppone la risposta ad un problema di fondo: stabilire che cosa significhi “insegnare a pensare”.

Se “pensare”, nel significato più autentico, significa “pensare con cura”, “ponderare”, dobbiamo chiederci quanto spazio sia effettivamente riservato oggi a questo irrinunciabile esercizio della mente.

La domanda diventa ancor più urgente se consideriamo il fatto che i nostri giovani si trovano a gestire una così vasta quantità di informazioni che rischia di dominarli.

Come si impara a percepire più correttamente? Come si riorganizzano le informazioni? Come s’impara ad astrarre ed a controllare un procedimento mentale? Le varie ricerche dimostrano che non è automatico che le abilità di pensiero vengano apprese naturalmente. Esse richiedono un lunga, intenzionale cura del pensiero riflessivo.

Perché pensare?

Nella nostra cultura contemporanea, perciò, ci troviamo di fronte ad una sfida gigantesca, che riguarda la complessità del sapere e l’uso consapevole ed esperto dei processi di pensiero. Un problema, questo, non solo cognitivo, ma interconnesso con questioni etiche, di scelta e di utilizzazione delle conoscenze.

La fondamentale distinzione tra “conoscere” e “pensare” è stata chiaramente introdotta da Hanna Arendt: conoscere ha per oggetto le questioni scientifiche, mentre pensare è quell’attività della mente che ha per oggetto i problemi di significato, ossia le questioni rilevanti dell’esistenza. Non si tratta, quindi, solo di conoscere, ma di pensare con saggezza, riconsegnando il pensiero alla sua naturale funzione di “strumento di civiltà”, di nuova e continua “umanizzazione”. Tutti, perciò, dovremmo sentirci chiamati in causa ed essere consapevoli che se nelle nostre comunità educative viene trascurata “l’arte di insegnare la vera intelligenza”, tutta l’intelligenza nelle sue molteplici risorse, i giovani rischiano di acquisire “l’abitudine della stupidità”.

Dobbiamo trovare il coraggio, allora, di chiederci quale cultura intendiamo promuovere e quale posto assegnare nei nostri programmi di studio alle questioni di significato (sull’amicizia, sulla cooperazione, sul bene, sul male, sul dolore o sulla felicità…). A queste domande non ci sono risposte da dare a priori. Esse vanno cercate nel dialogo, tra pluralità di punti di vista e di significati, nello sforzo di fare sintesi e di dare senso non solo al pensare ma anche all’agire. Ed è qui che inizia la vera sfida del pensiero: spiegare la complessità dell’uomo, del reale, del pensiero stesso, adottando una prospettiva policentrica, valorizzando le diversità, i singoli elementi, integrandoli poi tra loro in una nuova, originale unità. Da questo punto di vista, l’attività del pensare può esser vista come uno schiudere gli occhi della mente, un processo riflessivo e meta-riflessivo della mente stessa, di distinzione e di unità, di scoperta del molteplice e dell’uno, in sé e oltre sé.

La domanda quindi “Perché pensare?” ha una risposta altrettanto ovvia e sconcertante quanto la domanda medesima: “Pensare per essere”. Il “pensare” deve caratterizzarsi come “essere”, non nel semplice significato di “esistente”, ma di colui che si interroga, viene fuori, esce, cammina. Comporta quindi la fatica del pensare, lo sforzo del concetto. E’ un “esodo”, che richiede di andare da noi stessi all’altro da sé, nella ricerca e nella testimonianza della verità, di amore per il vero sapere.